Thailandia e Cambogia, un viaggio verso il buddismo

Lunedì 10 febbraio 2014
Alle 11.15 partiamo da fiumicino direzione Mosca dove faremo uno scalo di 3 ore per poi riprendere il viaggio verso la nostra destinazione finale...Bangkok!!! E dopo poco più di 15 ore totali alle 8.00 in punto arriviamo all'aeroporto suvarnabhumi. Il controllo dei passaporti è veloce, il visto turistico è gratuito e vale un mese. Ci dirigiamo al piano B1 dove è situata la airport rail link, la sopraelevata che collega velocemente l'aeroporto al centro di Bangkok. E' organizzata in 3 linee diverse a seconda della direzione da raggiungere; noi scegliamo la rossa che in 15 minuti ci porta a makkasan (45 B) da cui raggiungiamo poi a piedi in 3 minuti la stazione della metropolitana petchaburi con la quale arriviamo al capolinea Hua Lampong (29 B). E' quì che prenotiamo il biglietto di seconda classe del treno per Ayutthaya (65 B) con partenza alle 18.55 e arrivo alle 20.25. Sapevamo di poter lasciare i bagagli in consegna (50 B a giorno) e ci dirigiamo subito verso il Wat Traimit, il tempio del buddha dorato, che dista pochi metri dalla stazione. C'è la possibilità di scegliere tra due biglietti d'ingresso, uno per salire fino in cima al tempio ad ammirare la statua dorata (40 B) ed uno per vedere anche l'esibizione della realizzazione della statua (100 B). Scegliamo di vedere solo la statua, totalmente in oro massiccio, alta 3 m ed estremamente brillante. L'impatto con la realtà buddhista mi emoziona come già successo in Sri Lanka...il silenzio solenne, il profumo di incenso, i fiori colorati e le candele accese creano una atmosfera magica che mi lascia senza fiato...nulla è cambiato dal mio primo incontro con il mondo buddhista nel tempio  del dente di buddha di Kandy, sono ancora una volta completamente sommersa dall'entusiasmo. Usciamo dal tempio e ci dirigiamo verso il lungofiume per prendere il battello che porta verso i 3 templi sacri di Bangkok ma l'orientamento è piuttosto scarso e camminiamo parecchio prima di trovare il molo. Questa passeggiata confusa ci porta però in un angolo di realtà inaspettata: negozietti di ogni genere lungo la strada, bambini che escono felici da scuola, profumi speziati e odori fastidiosi, frutti mai visti e pesci essiccati di ogni forma e colore, un piccolo scorcio di vita thailandese meraviglioso. Al molo numero 3 saliamo sul battello (25 B) che procede verso destra per poi scendere al molo numero 7, tha thien, da cui ci incamminiamo verso il wat pho, il tempio del buddha reclinato (100 B). Superato l'ingresso sulla sinistra c'è un angolo in cui i fedeli eseguono un rituale che prevede di togliere le scarpe, inginocchiarsi con i piedi rivolti indietro, accendere incensi e candele, donare fiori e attaccare piccoli quadratini di foglia d'oro sulle tante statue di buddha presenti; e il mio primo passo verso il cambiamento spirituale mi porta ad eseguire il rituale con grande attenzione e concentrazione ma chiaramente senza la partecipazione emotiva necessaria, ma siamo solo all'inizio del mio viaggio. Proseguiamo verso la sala in cui si trova il buddha reclinato ed è impressionante quanto sia alto e lungo e non posso far altro che rimanere senza parole! Infatti si tratta del più grande buddha reclinato di tutta la Thailandia ma il complesso del wat pho vanta anche un altro record, il maggior numero di statue di buddha dorate, ce ne sono centinaia disperse in ogni angolo.  Le prossime tappe sono il wat phra kaew e il palazzo reale (500 B) che si raggiungono con una passeggiata di 10 minuti dal wat pho ma quando arriviamo sono quasi le 15 e il complesso chiude mezz'ora dopo quindi decidiamo di non entrare e di incamminarci verso il wat arun decisi a vederlo ad ogni costo. Per raggiungerlo prendiamo il battello che va verso sinistra da tha chiang fino a tha thien e da quì un altro battello (3 B) che ci trasporta fino alla riva opposta dove il wat arun sorge. Fortunatamente il tempio chiude alle 18 quindi abbiamo tutto il tempo per salire le ripide scalinate che portano fino in cima e goderci un meraviglioso panorama sul fiume chao phraya. Saliamo di nuovo sul battello e scendiamo al molo 4 da cui ci incamminiamo verso la stazione dei treni pronti per raggiungere Ayutthaya. II treno è vecchio e messo male ma pulito e profumato e ci consente di vedere tanti thailandesi intenti a tornare a casa dopo una giornata di lavoro con le loro facce stanche ma sempre sorridenti. Alle 21 siamo alla stazione di Ayutthaya, attraversiamo la strada e dopo pochi passi vediamo l'insegna della guesthouse scelta per questa notte, la baan are gong (280 B), tutta in legno teak, pulita e curata. La giornata finisce con una cena gustosa (215 B) nella veranda affacciata sul fiume della guesthouse. Domani ci aspetta una bella pedalata nella città antica. Buona notte!

11 febbraio 2014 - AYUTHAYA
Sveglia alle 7.00, colazione rapida in veranda sul fiume (che visto di giorno è decisamente molto meno scenografico che di notte!) e noleggio delle biciclette (40 B), può iniziare la visita alla antica capitale del Siam. Considerata la grande quantità di templi che si possono vedere, nei giorni di preparazione del mio viaggio ho necessariamente dovuto sceglierne solo alcuni, visitabili in una giornata e in bicicletta. La prima tappa ci porta fino a wat yai chai mongkhon (50 B), un tempio localizzato fuori dell'isola, sulla sponda opposta del fiume che circonda Ayuthaya. L'attrazione principale è il buddha reclinato lungo 7 metri ma tutto il tempio è decisamente interessante con grandi statue a circondare l'alto chedi a forma di campana. La tappa successiva è il wat phanan choeng (20 B)  al cui interno è custodita una grande statua di buddha completamente dorata e un piccolo tempio cinese. Abbiamo la grande fortuna di assistere  ad una cerimonia  in cui i fedeli inginocchiati davanti alla grande statua offrono teli arancioni (quelli dei monaci buddhisti) che  vengono man mano uniti tra loro e legati alla  spalla sinistra della statua del buddha in modo da tale da poter poi essere allungati a raggio sulle teste dei fedeli; sotto la lunga striscia arancione i fedeli pregano ripetendo alcune frasi per me totalmente incomprensibili poi i teli vengono ritirati e la cerimonia termina con una benedizione da parte di un monaco. E' stato un momento molto toccante e ancora una volta mi chiedo perchè non mi sono preparata a sufficienza per questo, avrei voluto comprendere quello che stava accadendo, avrei voluto sapere come comportarmi e invece anche oggi mi sono limitata a provare un'emozione. E mi è sempre più chiaro che la strada verso il buddismo è tanto lunga e faticosa. Appagata dalla dose di spiritualità ricevuta, continuiamo il nostro percorso attraversando il fiume con una barchetta sulla quale carichiamo a fatica le nostre biciclette. La terza sosta è al wat mahathat, il tempio simbolo di ayuthaya per via della testa di buddha incastonata nelle radici di un albero, certamente una delle foto più ricorrenti della thailandia. In realtà quello che resta del tempio è notevole e merita sicuramente grande attenzione, nonostante la folla si concentri principalmente intorno al buddha incastonato. A proposito di folla, ho notato che sia ieri a bangkok che oggi ad ayuthaya abbiamo incontrato pochissima gente, forse a causa dei recenti scontri pre-elezioni, quindi possiamo girare molto tranquillamente e fare foto liberamente. Riprendiamo le biciclette e continuiamo verso wat ratburana e wat thammikarat, che vediamo velocemente, e infine il wat phra si sanphet, che con i suoi 3 bellissimi chedi rappresenta la degna conclusione della nostra visita al parco storico di ayuthaya. Alle 16 in punto parte il minivan (60 B) per bangkok che fortunatamente dopo 50 minuti ferma anche all'aeroporto don mueang da cui parte il nostro volo per siam reap...arriviamo cambogia!

12 febbraio 2014
Il volo airasia da bangkok don mueang a siem reap dura poco più di un'ora ma altrettanto termpo si impiega a sbrigare le formalità doganali poichè prima si segue una fila per pagare i 20 $ del visto poi una decina di fuzionare messi in riga uno fianco all'altro eseguono una serie di procedure finchè il passaporto viene riconsegnato dopo aver fatto un'altra fila. All'uscita ci attende il tuk tuk inviato dal nostro albergo che in una ventina di minuti ci porta all'avalon boutique hotel e spa; il nome è un pò ingannevole, si tratta di un albergo modesto con una sala massaggi, ma il prezzo è ottimo (15 USD) ed è vicinissimo all'entrata di angkor wat. Sono ormai le dieci di sera e la nostra preoccupazione principale è di non trovare nulla per mangiare...di corsa chiediamo ad un altro tuk tuk di portarci nel centro di siem reap e in 5 minuti siamo catapultati in una realtà che mai avrei immaginato, un quartiere chiamato pub street pieno di piccole vie su cui si affacciano decine e decine di locali, ristoranti e negozietti. C'è una quantità di gente che fa paura, si cammina lentamente e a fatica...dopo due giorni di quasi totale solitudine fa strano trovarsi circondati da così tante persone provenienti un pò da tutto il mondo. Decidiamo di mangiare in un ristorante spartano che propone piatti tipici khmer e carne e pesce cotti alla brace; tutto molto buono ma a prezzi decisamente più alti della thailandia. All'una di notte ancora c'è un gran movimento e in alcuni pub musica a tutto volume e gran divertimento. Tornata in albergo continuo a pensare a quello che vedrò domani, sono emozionata e ho difficoltà a prendere sonno nonostante siano le 2 e alle 5 suoni la sveglia.

13 febbraio 2014 ANGKOR WAT
Mi sveglio esattamente 5 minuti prima del suono della sveglia...sono agitata, fremo, non vedo l'ora di trovarmi davanti la maestosità dell'angkor wat! Questo giorno quì in cambogia l'ho voluto fortemente, poco importa la spesa del volo interno (130 euro), il visto d'ingresso a pagamento (20 $), l'entrata al parco archeologico, ecc... nella mia testa c'era solo un pensiero, voglio vedere l'angkor wat!!! alle 6 arriva il tuk tuk che ci porterà in giro (18 $) tutto il giorno; la mia idea iniziale era quella di girare il parco archeologico in bicicletta ma la paura di non avere sufficiente tempo per vedere tutto mi ha fatto orientare verso il tuk tuk. Arriviamo alla biglietteria e compriamo il biglietto per un solo giorno (20 $) poi procediamo verso angkor wat, la nostra prima tappa. Già in lontananza ci si rende conto della sua maestosità ma è nel momento in ci si trova davanti che veramente si rimane senza fiato. Solitamente durante i miei viaggi sono continuamente con il naso ficcato nelle pagine della lonely planet a leggere ogni minima descrizione del posto che sto vedendo ma oggi ho voluto lasciare spazio all'immaginazione cercando di ricostruire come doveva essere  questa sfavillante città ai suoi tempi d'oro. Woooowww!!! Nella mia testa angkor wat era un posto magico, solenne e maestoso, e oggi tutto il suo fascino è assolutamente intatto. Non voglio aggiungere dettagli, è giusto che chiunque venga quì liberi la fantasia e si perda negli infiniti angoli di questo posto. Posso comunque dire con certezza che vedere angkor wat è stata  una delle più grandi emozioni che abbia mai provato! Procediamo verso angkor thom la cui porta d'entrata è una chiara anticipazione di quello che ci aspetta all'interno, la fierezza del bayon.  A differenza della perfezione dell'angkor wat visibile da ogni punto in cui lo si guardi, il bayon da lontano sembra un disordinato cumulo di macerie e solo entrando e salendo al terzo piano che ci si rende conto della sua magia; infatti ogni guglia è costituita da quattro facce che ti osservano fiere e minacciose quasi incutendo paura facendoti sentire continuamente sotto osservazione. Anche quì le parole per descriverlo servono a poco...Il nostro viaggio prosegue all'interno di angkor thom, ovunque si rivolga lo sguardo ci si sente piccoli e insignificanti. L'ultima tappa è il ta prohm, il più selvaggio dei templi poichè completamente avvolto dalla fitta giungla che lascia penetrare macchie di luce. La  sua principale caratteristica è rappresentata dalle enormi radici che hanno inglobato parte della struttura rendendola estramemente suggestiva. Il nostro tour si conclude così, consapevoli del fatto che ci sarebbe ancora tanto da vedere ma non ne abbiamo il tempo. Ne è assolutamente valsa la pena, lo rifarei altre mille volte...lo dico a tutti quelli che sconsigliano di andare ad angkor wat per un solo giorno, è un'emozione che ti rimane dentro indelebile per tutta la vita anche se è durata solo 24 ore! E completamente appagati ce ne torniamo all'aeroporto pronti per il volo verso bangkok...arrivederci cambogia!!!

14 febbraio 2014 SUKHOTHAI
Ieri sera siamo atterrati alle 23 all’aeroporto don muang e ci siamo trasferiti al suvarnabhumi  con la comoda nonché gratuita navetta che in 50 minuti fa la spola tra i due aeroporti di bangkok. Il volo per sukhothai era previsto per le 7 quindi per comodità abbiamo deciso di dormire sulle panchine di questo aeroporto frequentatissimo a qualsiasi ora del giorno e della notte. L’aereo della bangkok airways (60 euro) è piccolissimo e questo ci fa stare  in ansia fino alle 8.15, quando finalmente atterriamo all’aeroporto di sukhothai, immerso nel verde dei giardini e popolato da zebre, giraffe e bufali. La città di sukhothai dista circa 30 km e per raggiungerla si può optare per un bus pubblico (180 B) oppure per un taxi privato (600 B), come abbiamo fatto noi. Oggi decidiamo di noleggiare il motorino (250 B) per raggiungere il parco storico e muoverci al suo interno. In 15 minuti raggiungiamo la zona centrale, paghiamo 100 B di ingresso più 50 B per il motorino e ci dirigiamo verso il wat mahathat, un immenso tempio in cui ci sono ancora tantissimi chedi e imponenti statue del buddha. Devo essere sincera, questo per me è indubbiamente il tempio più bello visto finora! Procediamo visitando il wat si sawai, il wat sa si e il wat trapang thong, tutti degni di nota, e dopo un pranzo nel mercatino di zona ci spostiamo verso la zona settentrionale (100 B). L’attrazione di questa zona è rappresentata dal wat si chum, un tempio in cui è presente una imponente statua  di buddha seduto le cui dita della mano estremamente eleganti sono uno dei soggetti più fotografati di sukhothai. Infine ci lasciamo incantare da uno splendido tramonto sulla collina su cui sorge il wat saphan hin nella zona occidentale (50 B); per raggiungere il tempio e la sua statua di buddha presente si devono salire parecchie scalini di pietra ma ne vale la pena, anche solo per il ammirare il suggestivo panorama. Abbiamo intuito che oggi è un giorno di festa per i thailandesi ma non sappiamo ancora bene di cosa si tratti; alle 19 torniamo al parco storico, c’è una quantità di gente che fa paura, tutti i templi della zona centrale sono illuminati e il wat mahathat è letteralmente sommerso dal fumo delle candele e degli incensi. L’atmosfera è magica ma purtroppo sta volgendo tutto a termine e mi prende un grande sconforto a pensare che ho perso la celebrazione del magha puja day, il giorno della luna piena, di grande importanza per i buddhisti. Decido quindi di recarmi in un tempio vicino al parco storico sperando di arrivare in tempo per la celebrazione. Anche qui si respira un’aria misteriosa, i buddhisti sono vestiti di bianco e siedono tutti davanti ad un gruppo di monaci in preghiera; ci invitano a prendere le candele, i fiori e gli incensi e ad unirci a loro perché sta iniziando qualcosa di importante… infatti poco dopo i monaci iniziano a camminare intorno alla struttura centrale del tempio ripetendo delle frasi che purtroppo non sono in grado di comprendere; tutti li seguiamo ripetendo il percorso per tre volte finché ci fermiamo a posare i fiori, le candele e gli incensi sui gradini del tempio. Tutto intorno buio, ci sono solo le luci delle candele ad illuminare questo tempio così suggestivo circondato dall’acqua, una sensazione di pace incredibile… e mi ripeto ancora una volta che questo viaggio è una benedizione continua per me, è come se questa gente sapesse che sono alla ricerca di qualcosa e facesse di tutto per mostrarmi la strada da percorrere, sono felice e appagata.

15 febbraio 2014 CHIANG MAI
Arriviamo alla stazione degli autobus di chiang mai alle 7.30 con un bus notturno vip (408 B) in cui abbiamo dormito comodamente sdraiati e dotati di coperta e cestino per la colazione. Prendiamo un taxi collettivo (60 B) fino al centro città dove iniziamo a perlustrare la zona in cerca di una sistemazione per la notte; ci fermiamo a fare colazione alla kamala’s guesthouse che casualmente ha anche una camera libera (500 B), carina e con bagno in comune pulitissimo, fa decisamente al caso nostro. Dopo aver affittato il motorino (200 B) ci dirigiamo subito verso il wat phra that doi suthep, un tempio situato a circa 13 km da chiang mai su una collina che si raggiunge salendo 306 scalini. Salta subito all’occhio l’appariscente chedi interamente rivestito d’oro e la grande folla di gente intenta a pregare; credo che questo sia il tempio più attivo visto finora. In una stanza laterale c’è un monaco buddhista che benedice in continuazione i fedeli seduti davanti a lui; io seguo l’esempio delle persone davanti a me finché mi trovo ai suoi piedi, lui mi chiede da dove vengo poi mi lega un bracciale in corda al polso sinistro e mi augura buona fortuna. Un altro piccolo passo verso il mondo buddhista è stato fatto e quando tornerò a casa avrò tanto materiale su cui lavorare. Tornando verso chiang mai ci fermiamo alla nam tok wang bua bahn, una piccola cascata interessante più per il panorama su chiang mai che altro. Decidiamo di trascorrere la serata nella Saturday walking street , il mercato del sabato sera, in cui si vende veramente di tutto. Noi siamo attratti principalmente dalle bancarelle che vendono cibo perché stasera siamo disposti ad assaggiare tutto: iniziamo con una classica pannocchia sulla brace con burro e sale, spiedini di pollo e maiale sulla griglia, ravioli ripieni di verdure fritti, polpette di manzo fritte, uova di quaglia e sformatini di riso fritti, noodles pad thai con gamberi e dolcetti vari… che dire, la cucina thailandese è eccezionale in ogni sua variante! Approfittiamo anche per comprare qualche ricordo da portare a casa, ci sarebbero tanti oggetti interessanti ma abbiamo a disposizione solo il bagaglio a mano quindi dobbiamo accontentarci di un piccolo quadro, un paio di orecchini, una maglietta e un foulard. Stanchi morti della lunga camminata tra la folla del mercato di chiang mai ce ne andiamo a dormire e finalmente dopo 4 notti scombussolate possiamo goderci un’intera notte di sonno.

16 febbraio 2014 CHIANG MAI
Oggi ci dedichiamo alla visita dei templi di chiang mai iniziando dal wat phra singh (20 B) dove alle 11 i monaci si siedono sul pavimento del tempio per il pranzo; resto un po’ perplessa nel vedere che alcuni di loro stiano mangiando pollo, forse ho visto male o forse essere vegetariani non è obbligatorio come ho sempre pensato, altro punto su cui indagare al mio ritorno a casa. Mentre proseguiamo verso il wat phan tao veniamo fermati da un poliziotto in moto che arrabbiatissimo ci fa notare che siamo senza casco e contromano e ci meritiamo una multa ma con un gran sorriso alla fine tutto si risolve bene. E penso tra me che i grandi sorrisi sinceri che questa gente mi ha regalato in questi giorni mi rimarranno sempre nel cuore. Continuiamo la mattinata visitando il wat chedi luang, all’interno del quale sono appese migliaia di strisce in carta colorate che creano un effetto cromatico davvero particolare. Dopo pranzo partiamo per mae-rim, 10 km a nord di chiang mai, direzione tiger kingdom, dove è garantito un contatto diretto con le tigri di ogni dimensione. Ad essere onesta sono totalmente contraria a questo tipo di attrazione con gli animali ma sono costretta a cedere alle richieste insistenti del mio compagno di vita e di viaggio, è un premio che si merita per aver rispettato in ogni istante la filosofia di questo viaggio che nasceva in solitaria. All’ingresso del parco si pagano biglietti diversi a seconda della dimensione della tigre; io decido di entrare solo nel recinto delle tigri più grandi mentre cristian sceglie le grandi, le medie e le piccolissime (37 euro tot). Le tigri sono in buone condizioni, appaiono  sveglie, forse anche troppo, e trovarsi in un recinto con sei bestioni del genere mi mette una grande ansia. I dieci minuti a nostra disposizione all’interno del recinto sembrano non finire mai e credo di non aver avuto mai così tanta paura in vita mia. È comunque un’attrazione puramente turistica e resto dell’idea che si possa tranquillamente evitare. Torniamo a chiang mai per la nostra seconda cena alle bancarelle del mercato, stasera è la volta della sunday walking street, le cui bancarelle non sono altro che le stesse del giorno prima disposte diversamente. Passeggiando incontriamo una mostra fotografica sui più importanti luoghi di culto buddhisti ed è inevitabile iniziare a pensare al mio prossimo viaggio… destinazione  laos! Concludiamo la serata con cappuccino e uno dei deliziosi dolcetti del coffe club e ce ne andiamo a dormire. Domani ci attende l’ultimo giorno in thailandia e mi viene un po’ di magone

17 febbraio 2014 CHIANG RAI
Il nostro ultimo giorno di viaggio inizia molto presto con un autobus che in tre ore ci porta a chiang rai; ieri ho prenotato una camera in un albergo proprio accanto alla stazione degli autobus in modo da poterla usare per lasciare i bagagli e farci una doccia prima del volo per bangkok. Affittiamo anche oggi il motorino (250 B) e percorriamo i 13 km che portano al wat rong khun, un tempio che esce fuori da tutti gli schemi; infatti si tratta di una costruzione moderna iniziata nel 1997 forse per attirare turisti in questa città poco frequentata. Da lontano il tempio sembra di porcellana e il sole lo illumina in maniera splendida, un vero spettacolo, però i suoi interni così anticonvenzionali lo rendono ai miei occhi più una attrazione per turisti che un posto sacro. Intorno al tempio ci sono una serie di strutture in costruzione che richiamano lo stile del tempio bianco, è probabile che presto si sviluppi una vera e propria città bianca. Risaliamo sul motorino intenzionati a dirigerci verso il punto più a nord della thailandia, mae sai, dove è possibile attraversare la frontiera e raggiungere il myanmar. Durante il tragitto sono però attratta dalle indicazioni per una comunità di donne collo lungo, così definite perchè indossano pesanti collari di ottone che premono sul collo fino ad allungarlo in modo innaturale; sono fortemente in dubbio se andare o non andare a vedere questa tradizione che sembra deleteria per la loro salute poiché le rende incapaci di mangiare normalmente. Alla fine decidiamo di giudicare con i nostri occhi questa situazione quindi raggiungiamo l’entrata di questo villaggio, paghiamo 300 B per l’ingresso e iniziamo il percorso che porta a contatto con quattro diverse tribù distinte tra loro principalmente per gli abiti che indossano; la componente comune a tutte è rappresentata dalle bancarelle che vendono oggetti di poco interesse infatti ci limitiamo a comprare solo dei bicchieri ottenuti dalle canne di bambù. La tribù delle donne giraffa è l’ultima che si incontra ed è quella più interessante, formata da una decina di donne che passano il tempo a lavorare a mano filati con cui confezionano sciarpe e coperte vendute poi nelle loro bancarelle. Al di là dei loro colli lunghissimi che fanno veramente impressione, rimango colpita dai loro grandi sorrisi, soprattutto delle bambine, e mi fa piacere non percepire alcun stato di malessere nei loro occhi. Ormai si è fatto troppo tardi per raggiungere mae sai quindi torniamo in albergo, recuperiamo le nostre borse e con un taxi andiamo verso l’aeroporto dove ci attende il volo per bangkok.

18 febbraio 2014 RITORNO A CASA
Ieri sera alle 9 siamo atterrati al don muang e di nuovo abbiamo usato la navetta gratuita per raggiungere l’aeroporto internazionale dal quale oggi partiamo per tornare a casa. Il nostro pensiero era quello di farci un bel giro in notturna per bangkok ma poi la paura di trovarci in situazioni spiacevoli ci ha fatto desistere. È evidente che la situazione politica incerta di questi ultimi mesi ha pesato parecchio sulla nostra decisione ma nasconde anche un aspetto positivo… dovremo tornare a bangkok molto presto!!! La nostra ultima notte in terra thai la trascorriamo ancora in aeroporto, sulla stessa panchina su cui quattro giorni fa dormivamo in attesa del volo per sukhothai; ed è inevitabile pensare che proprio sukhothai è il posto che mi ha preso cuore e anima in questo viaggio. Sfoglio velocemente la mia fedele compagna di viaggio, la lonely planet, e mi rendo conto che è diventata 3 volte più pesante così come è piena di scontrini, ricevute, biglietti da visita, fiori secchi, cd e dvd… tutti i ricordi tangibili di questa esperienza sono conservati dentro queste pagine di carta mentre tutte le emozioni, i profumi, gli incontri, le immagini e i pensieri li tengo stretti nella mia testa, sono la nuova parte di me che mi rende più ricca di ritorno da questo viaggio. E poi mi accorgo che tra le note delle ultime pagine della planet il 17 dicembre 2013 scrivevo questo:
“Come nasce un viaggio? Credo ci siano centinaia di risposte diverse, ognuna ugualmente valida ma trovare una sola motivazione a questo mio viaggio è troppo difficile, ce ne sarebbero troppe o forse non ce n’è neanche una… so solo che a metà novembre vengo a sapere che le tanto attese ferie saranno a febbraio e non penso neanche un attimo al fatto che sarò sola, voglio semplicemente salire su un aereo e raggiungere un’altra parte del mondo, voglio solo partire! Non perdo tanto tempo a decidere dove andare e in pochi giorni il biglietto per Bangkok è fatto… perché ho scelto la thailandia? Forse perché un viaggio in oriente da sola mi sembra più facile, forse perché se la chiamano la terra dei sorrisi ci sarà un motivo, forse perché sono alla ricerca di qualcosa che spero di trovare lì… non lo so, so solo che non vedo l’ora che i giorni che mancano alla partenza passino il più in fretta possibile. Purtroppo la mia euforia ben presto si è scontrata con la preoccupazione dei miei cari che non riescono ad immaginarmi sola in un posto così lontano. Ma i sentimenti che oggi provo sono la gioia, l’impazienza, la curiosità e l’entusiasmo, mi sento viva e libera di godermi ogni istante di questa esperienza. E per assurdo, se qualcuno mi chiedesse di partire con me non sarei contenta, questo è il MIO viaggio, è la mia ricerca, è il mio tempo e la mia fatica, non voglio condividerlo con nessuno.”
Ma la vita ogni tanto ti gioca degli scherzetti imprevedibili e così il mio viaggio in solitaria a soli due giorni dalla partenza è diventato il mio viaggio in coppia; inizialmente è stato un duro colpo ma ora che è momento di bilanci penso che sarei stata egoista a tenere tutta la meraviglia di questa esperienza solo per me. Sono contenta di aver condiviso lo stordimento davanti alla solennità dei templi, l’imbarazzo dentro gli occhi divertiti dei bambini e quelli fieri degli anziani, la stanchezza per le notti scombussolate, la curiosità per un cibo sempre sorprendente, l’emozione dei sorrisi gentili di questa gente, lo stupore per usanze a dir poco strambe, la conoscenza di nuove prospettive religiose, l’amore per tutto quello che è successo in questi giorni… chi non viaggia non ama se stesso e gli altri, ne sono sempre più convinta… con gli occhi pieni di ricordi mi addormento sul volo che mi porta a casa.

Ultima modifica il Lunedì, 30 Marzo 2015 23:22

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Deborah & Angelo, classe’80, romani, compagni di vita e di viaggio, abbiamo l’Africa nel cuore ma in Asia ci sentiamo a casa. Amiamo i viaggi “zaino in spalla”,  lo street food in giro per il mondo e catturare attimi con ogni strumento che la tecnologia mette a disposizione. Abbiamo creato Appuntidiviaggio.net nel 2005 dopo un viaggio nell'isola di Bali, dal quale siamo tornati letteralmente affetti dalla sindrome di wanderlust e da allora continuiamo a raccogliere e condividere qui  le nostre esperienze di viaggio.

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