Provo a mettervi a confronto i due poli opposti di Zanzibar.
Arriviamo a Paje che è mattina, il sole è già altissimo, il nostro hotel, il Savanna and Ocean, a gestione locale non è direttamente sulla spiaggia, quindi non riusciamo subito a vedere il mare!!
Lasciamo i nostri bagagli in stanza, che è migliore di quanto mi aspettassi, e percorriamo alla velocità della luce i pochi metri che ci separano dalla spiaggia, ed eccolo li lo spettacolo di cui tutti parlano, la tavolozza di colori che contraddistingue il mare di Zanzibar, rimaniamo abbagliati da tanta bellezza, senza parole, un mare così credo di non averlo mai visto in vita mia.
Rimaniamo sorpresi invece dall’assenza di bassa marea. Per 10 minuti abbondanti l’unica parola che sono riuscita a ripetere è stata “spettacolo”
Il nostro hotel mette a disposizione in spiaggia qualche lettino e qualche ombrellone, in realtà non molti, ma noi non siamo certo interessati a questo. Abbiamo sete di vedere subito cosa ci attende per i prossimi 5 giorni. Così ci incamminiamo sulla lunghissima spiaggia.
E’ il 27 di dicembre ma dalla quantità di persone presenti sembra di essere ad ottobre! Non so perché ma non mi aspettavo così pochi turisti in giro! Ovviamente questo ci piace parecchio!
Non facciamo neanche in tempo a fare 20 metri che veniamo subito fermati dal primo “masai” che si presenta, sotto falso nome italianissimo, e cerca di assicurarsi due futuri clienti. Ma è solo l’inizio, ci saranno poi i beach boys, altri masai, venditori di frutta, bambini.
A Paje è impossibile fare una passeggiata senza non essere fermati o “scortati” da qualcuno!!
Questa zona è famosa per la presenza costante di vento che permette di praticare, quasi per tutto l’anno, il kitesurf, e dicembre è proprio il mese ideale per gli amanti di questo sport.
Vi assicuro che la vista degli aquiloni colorati in contrasto con i toni dell’azzurro del mare crea uno scenario spettacolare e fotogenico!
Naturalmente Angelo non si fa sfuggire la possibilità di poter provare questo sport in un contesto da favola, e nel giro di un paio d’ore ha già impegnato le sue 5 giornate qui a Paje, con un corso di kitesurf!
Per i primi due giorni di permanenza del fenomeno delle maree neanche l’ombra. Iniziavo a pensare che forse, le recensioni lasciate in rete fossero un tantino esagerate. Invece il terzo giorno scendiamo in spiaggia, e di fronte a noi uno scenario lunare.
Ovunque solo sabbia, il mare si era ritirato completamente, fino alla barriera, facendo uscir fuori le coltivazioni di alghe che vengono lavorate da donne vestite con abiti colorati.
Sono rimasta affascinata ed incantata da questa magia che il mare di Zanzibar offre. Il tutto dura diverse ore, solo dopo pranzo il livello dell’acqua risale, ma effettivamente mai così tanto da poter considerare Paje un posto dove trascorrere le giornate in acqua a nuotare.
Credetemi quando vi dico che Paje è un posto bellissimo, si respira l’Africa, c’è tanta umanità, la popolazione locale è molto cordiale, curiosa, gentile, avvicina volentieri il turista, gli piace chiacchierare.
Dicembre poi , per nostra fortuna, è periodo di vacanza per i zanzibarini, quindi le scuole sono chiuse ed i bambini si riversano in spiaggia a giocare.
Questo ha reso possibile un contatto con loro, specialmente con i più piccoli che inizialmente, un pò diffidenti, si rivolgono a noi in cerca di caramelle e quaderni, ma poco dopo iniziano a prendere confidenza ed a trascorrere diverse ore a giocare.
In particolare sono attratti della mia reflex, si sono scattati tra loro un centinaio di foto in pose buffissime regalandomi scatti autentici!
A Paje abbiamo lasciato il cuore, ma anche un nuovo amico, Daniel, un ragazzo masai giovanissimo trasferitosi sull’isola da poco in cerca di “fortuna” per poter mantenere la sua famiglia che invece è rimasta in Tanzania. Ci ha "catturati" come tutti fermandoci in spiaggia per venderci collanine e souvenir dalla sua bancarella ambulante, ma poi ci ha letteralmente conquistati con la sua storia, con la sua gentilezza, la sua simpatia e con il suo affetto!
Abbiamo trascorso insieme la notte del capodanno in una festa sulla spiaggia, sapendo che per noi sarebbe stata l’ultima sera a Paje, aveva un velo di tristezza negli occhi. Ci ha veramente commossi!
Dopo 5 bellissimi giorni lasciamo Paje, direzione nord, esattamente Kendwa.
Il resort da noi scelto, il Kendwa Rocks, è grande, gestito da inglesi, con bungalow direttamente sulla spiaggia.
Ci danno un bel braccialetto blu che ci identifica come ospiti e ci da accesso al ristorante e al bar . E anche se siamo ben lontani da un Eden Village o un Veratour, la realtà rispetto a Paje è molto diversa.
Devo ammettere però, che l’aria rilassata e vacanziera che si respira qui ci piace, e ci caliamo subito nel rito dell’aperitivo in spiaggia davanti ad un bellissimo tramonto.
La mattina seguente la prima cosa che facciamo, ovviamente, è andare ad esplorare la spiaggia con una lunga camminata che, grazie alla bassa marea, ci permette di arrivare fino al villaggio di pescatori, a Nungwi, che visitiamo accompagnati da un ragazzo, improvvisatosi guida.
Possiamo così vedere un pezzo di vita locale, vedere i negozi dove i zanziberini fanno la spesa, vediamo addirittura un piccolo ospedale, e vi lascio immaginare cosa possono aver visto i nostri occhi!
La cosa che possiamo confermare è la differenza del mare, qui il livello dell’acqua è ovunque più alto, ma solo la spiaggia di fronte a Kendwa, non risente completamente delle maree, permettendo così di poter fare il bagno in tutte le ore del giorno. Basta spostarsi di poco ed anche qui il mare si ritira.
Comunque, mi ripeto, a prescindere dalla bassa o alta marea, i colori del mare, anche se diversi, regalano sempre forti emozioni e lasciano senza fiato.
Qui a Kendwa ho l’impressione che i beach boys ed i venditori siamo molto meno pressanti, forse perché il numero di turisti è veramente esagerato, quindi hanno sicuramente più domanda!
Questo tratto di costa è invaso da villaggi turistici e di conseguenza il numero di italiani è altissimo (a Paje ne abbiamo incontrati in 5 giorni al massimo una decina). Inoltre i ragazzi locali non possono entrare nelle spiagge dei resort, c’è come una linea immaginaria che separa la spiaggia pubblica da quella “privata”.
In molti casi invece c’è un uomo della sicurezza che fa rispettare il confine.
Questo limita parecchio il contatto con le persone, è tutto più finalizzato a vendere un souvenir o un’escursione. Almeno a me ha dato questa impressione!
Non pensate male, noi ci siamo innamorati letteralmente di Kendwa , avremmo voluto prolungare il nostro soggiorno per almeno un’altra settimana, ma siamo stati molto contenti di aver vissuto l’altra faccia di Zanzibar, quella un pò meno turistica e meno attrezzata, dove tutto ha un sapore ancora più autentico.
Tirando le conclusioni, esiste davvero la spiaggia più bella di Zanzibar?
Io non lo so, credo che un posto non possa essere valutato in base alla presenza o meno di alghe, o in base ad una marea o al tipo di hotel scelto. Credo che le cose che ci fanno innamorare di un luogo siano molte, ma si possono racchiudere tutte in una parola, emozioni.
Sono le emozioni che trasmette quel luogo che fanno si che possa rimanere per sempre impresso nella memoria.
Io ricorderò per sempre i colori del mare, gli “aquiloni” di Paje, i sorrisi dei bambini in spiaggia, la voce di Daniel che urla il mio nome ad un chilometro di distanza, i tramonti di Kendwa e le strette vie di Stone Town.
Quindi se volete andare a Zanzibar, rispettate le vostre esigenze, fate il tipo di vacanza che più si avvicina al vostro stile e non preoccupatevi se soggiornerete a Paje, Jambiani, Nungwi o Kendwa, perché Zanzibar è un posto che rimane nel cuore!
http://www.appuntidiviaggio.net/africa/item/77-zanzibar-fai-da-te#sigFreeId165d703455